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Omelia dell’Arcivescovo Mons. Luigi Negri.

 

Solennità dell'Ascensione del Signore

Celebrazione Eucaristica

per i “Genitori in Cammino”

17 Maggio 2015 – Cattedrale

 

Sia lodato Gesù Cristo!

La solennità dell’Ascensione al cielo di nostro Signore Gesù Cristo non è soltanto per la Chiesa la certezza granitica che il Sacrificio di Cristo si è compiuto ed è nata una vita nuova per tutti gli uomini. Infatti nel Suo sacrifico si vela o si svela l’alba di un mondo nuovo, ci ha ricordato la liturgia delle ore di questa mattina. 

Gesù Cristo ci lascia, ritorna al Padre, nella pienezza di una missione compiuta totalmente e di un amore vissuto fino in fondo, di un sacrificio che non ha risparmiato nulla e il cui esito è la vita nuova di Dio in Lui, che fluisce in modo più ampio e più definitivo, ma che da Lui passa inesorabilmente in tutti quelli che credono. È la certezza di questa vita nuova che da Cristo ci viene continuamente donata nella misura della nostra fede, della nostra capacità di seguirlo, che fa della nostra vita un cammino sicuro verso la pienezza della sua gloria in noi che crediamo. 
In questa straordinaria solennità il congedo del Signore da noi diviene certezza di una presenza, la Sua, che non ci lascia più e sostiene il nostro cammino con l’azione costante dello Spirito che cambia la nostra intelligenza e il nostro cuore, e ci permette di partecipare fin d’ora al cammino grande e benedetto del cambiamento della nostra vita in Lui e per Lui. Noi non possiamo evitare di usare la parola gioia con tutta la pienezza e la verità che questo termine ha oggi nel cuore della Chiesa e nel cuore di ciascuno di noi. 

È in questo che si apre, o si approfondisce, fratelli e sorelle dell’Associazione “Genitori in Cammino”, il vostro singolare dono nella vita della Chiesa e per la vita della Chiesa, cui è stato peraltro così commoventemente accennato nell’introduzione a questa nostra Eucaristia.

Nessuno conosce l’ora in cui il Padre lo chiama, nessuno!

La conoscenza dell’ora in cui ciascuno di noi è chiamato a tornare al Padre - perché anche in lui si manifesti la gloria del Signore risorto - è qualcosa di assolutamente misterioso e può apparire in forme inesplicabili, umanamente irragionevoli, umanamente contradditore. 

I vostri figli non sapevano che in un'ora del tutto normale della loro vita, caratterizzata dalle necessità, dalle gioie, dalle libertà e dalle fatiche della vita quotidiana, improvvisamente si sarebbe aperta una profondità del tutto inattesa. Sono entrati in quella misteriosa ed incredibile fine della loro vita che è diventata per loro l’inizio della vita vera. 

Voi avete saputo seguirli, e questo è il primo frutto miracoloso in voi del sacrificio dei vostri figli, il primo frutto miracoloso che sembrava insopportabile, che sembrava incredibile. 

Questo frutto ha fatto sì che anche voi, talora con enormi fatiche, con gravi resistenze, con inevitabili tentazioni di scetticismo e di disperazione, abbiate accettato la stretta forte della mano dei vostri figli che vi aiutava a camminare verso l’incontro con il Signore. Per molti è stato un incontro vero, pieno, adulto, responsabile, tale da poter mobilitare la vita in modo nuovo per la fede, per la carità, per la vita della Chiesa e perché il volto del Signore fosse, attraverso di voi, testimoniato nelle circostanze della vita quotidiana, nelle fatiche, nei dolori e nelle prove. 

Noi nella grande gioia dell’Ascensione mettiamo la gioia di questo miracolo, ovvero che siete diventati “l’uno per l’altro” e che siete nella Chiesa, per questa chiesa, e per le molte chiese in cui la vostra solidarietà è presenza effettiva, reale, umile, appassionata e, vorrei dire, inesorabile. 
È una presenza inesorabile nel volere il bene, nello sperimentare questo bene, nel comunicare questo bene a tutti quelli che incontrate. La gioia del vostro miracolo, dunque, vissuto come frutto anche per voi, misterioso e reale, di un dolore che si pensava avrebbe soppresso la vita - almeno come desiderio di vita, di bellezza, di bene e di giustizia - è invece diventata una misteriosa, incredibile e realissima capacità di vedere rifiorire di nuovo la vita stessa e di vederla rifiorire in un modo che, man mano che il tempo si afferma, si rivela, ogni giorno di più, profondamente corrispondente alle vostre esigenze umane di uomini e di donne. 

Questa grandezza, all’occhio acuto di tanti, si rivela ogni giorno come un aiuto straordinario alla nostra chiesa e va al di là di quello che voi pensate e segna il cuore e la vita di tanti nostri fratelli in modo positivo e consolante.

A questo primo miracolo si aggiunge - e lo dico certamente assumendomene pienamente la responsabilità ma con una profonda convinzione - un secondo miracolo, ovvero che i vostri cari hanno certamente fornito un aiuto straordinario al Signore per la guida della Chiesa e per l’aiuto all’umanità. La Chiesa ha vissuto in questi ultimi vent’anni, trent’anni, una stagione straordinaria di ripresa, di incontro con l’uomo, con il cuore di ogni uomo, riproponendosi secondo la felice intuizione di San Giovanni Paolo II, come l’unica in grado di riaprire il dialogo fra Cristo e il cuore di ogni uomo. Avendo partecipato direttamente ai momenti più significativi di questi anni, io credo che si possa dire che sulla Chiesa del Signore è calato un aiuto straordinario affinché tale dialogo potesse accadere. Chi poteva pensare che il terrore ideologico - che aveva mortificato ed eliminato la vita e la speranza di centinaia di milioni di uomini facendo del secolo scorso un secolo fra i più terribili della nostra storia recente, al punto da essere definito da sapienti uomini di cultura «il secolo delle idee assassine» - quasi improvvisamente si sarebbe sciolto di fronte alla domanda del cuore umano che chiede sempre verità, bellezza, bene e giustizia. 

La Chiesa non solo ha assistito ma guidato la grande avventura della fine delle ideologie, ha guidato la grande ripresa di speranza nel cuore di tanti uomini e donne, non solo credenti. I vostri figli e figlie erano lì, e sono stati misteriosamente ma tenacemente, accanto ai capi della Chiesa che hanno portato in prima persona questo straordinario evento ecclesiale e sociale. 

Se Giovanni Paolo II è potuto diventare, come ha detto il suo più illustre biografo, l’uomo a cui è stato dato il compito di poter cambiare il destino della vita dell’umanità, che era già segnato, tutto questo è accaduto perché egli ha potuto utilizzare le forze, le energie, le solidarietà e le amicizie che andavano oltre quelle della storia, e che pescavano in quella fonte soprannaturale che è la comunione dei Santi che accompagnano sempre coloro che nella Chiesa hanno le responsabilità più grandi e le onorano con tutta la loro capacità di intelligenza e di volontà. 

La Chiesa ha vissuto un’epoca straordinaria e l’umanità ha risentito la possibilità di una civiltà nuova della verità e dell’amore, ma come non confessarlo con molta amarezza!? A questa fase straordinaria è seguita immediatamente, e inspiegabilmente, una nuova crisi più radicale della vita della nostra società e dell’umanità, ovvero il riapparire terribile di una volontà di eliminazione della presenza cristiana, della sua tradizione, che ha assunto il volto dell’odio perpetrato nella maggior parte dei paesi del mondo, escluso l’Occidente che non a caso aveva già rifiutato il riconoscimento delle proprie radici cristiane. 

Il riapparire di una violenza anticattolica che è segnata certamente dall’odio alla vita e alla presenza dei cristiani, ma è anche caratterizzata dalla volontà di eliminare ogni traccia della tradizione e della cultura cristiana nella vita e nella coscienza degli uomini, nelle strutture istituzionali anche del nostro Paese. Basta vedere quello che accade sotto i nostri occhi, contro la famiglia, per le manipolazioni contro la vita prima del suo sorgere o ai suoi albori, sostituendo al processo naturale voluto da Dio, tecniche o infami processi che non hanno alcun rispetto della vita e della persona, riducendo l’uomo ad oggetto di manipolazione e di potere economico. 

È una crisi terribile che qualcuno pensa essere l’ultima fase della distruzione diabolica dell’umanità. Come non riconoscere infatti, nella crisi della nostra umanità e della nostra società, la fatica della Chiesa? È una Chiesa flagellata da troppi dubbi, troppi equivoci, da tante illusioni che l’avvenire possa essere all’insegna della sudditanza alla mentalità dominante che il Santo Padre Francesco ha chiamato più di una volta «il pensiero unico dominate». 

È una chiesa che da fortissima si è rivelata in questi ultimi tempi debolissima ed incapace di reggere il peso di essere punto di riferimento autorevole non solo per i credenti, ma anche per i moltissimi non credenti che aspettano l’incontro col Signore. Questo non è il miracolo, questa è la triste condizione in cui viviamo, ma noi siamo certi che il Signore - aiutato dai suoi Santi e i vostri figli sono i primi accanto a Lui - saprà operare un miracolo. 

È il miracolo decisivo della ripresa della fede nel cuore dei Cristiani, della ripresa della capacità di essere di nuovo missionari dentro questo mondo, perché nell’incontro con noi, con i cristiani autentici, l’uomo di oggi, nonostante tutte queste crisi, possa intuire che la sua vita è buona, è per la salvezza, è per la bellezza, è per il bene. 

Noi siamo certi, mentre glielo chiediamo, che il Signore Iddio compirà il nuovo miracolo di una ripresa vigorosa, forte e irresistibile della fede nei nostri cuori e di una nuova capacità di testimoniare Cristo davanti a tutti gli uomini. Noi sentiamo che il Signore farà, come agli inizi della vita della Chiesa, il miracolo di una nuova missione. Anche noi desideriamo di poterci unire ai primi che partirono e predicarono dappertutto. Ciò che costituisce il fondo della nostra gioiosa certezza di oggi è che la nostra vita, la vostra vita, non è stata inutile perché siete diventati protagonisti, con i vostri figli, di un grande miracolo che ci ha lasciati commossi e stupiti. 

Così oggi, con la certezza di questo splendido miracolo che è accaduto, siamo qui a chiedere, assieme ai vostri figli - ai piedi del Signore Gesù Cristo e sotto il manto della Madonna delle Grazie - che la nostra Chiesa e la nostra società sappiano rifiorire di una vita bella e giusta, piena di verità e di bellezza. Così tutto si compirà secondo il disegno imperscrutabile del Padre, che noi possiamo soltanto intuire e seguire, passo dopo passo, con la certezza che nulla è andato e andrà perduto, neanche la lacrima che scende dai nostri occhi. 

Tutti voi e tutti noi sappiamo quante lacrime sono scese e scendono dai vostri occhi, ma sono le lacrime di coloro che, amando Cristo più di loro stessi, rendono positivo questo dolore e partecipano al grande dolore di Dio che ha salvato il mondo e salva il mondo ogni giorno. 

Così sia.

  

Saluti finali

Ringrazio le famiglie dell’Associazione “Genitori in cammino”, Associazione che conosco fin dagli inizi della loro costituzione nella Diocesi di Milano. Furono anni di grandi incontri, di grandi scambi e di belle amicizie che mi hanno accompagnato e mi accompagnano. 

Sono stato chiamato ad un altro tipo di vita, e da allora ho potuto soltanto molto più marginalmente coinvolgermi con voi. Perciò, in questi ultimi dieci anni, ho ricevuto più di quanto non abbia saputo dare. Ho ricevuto da voi quella testimonianza di fede nel Signore e di carità che rende piena l’esistenza del cristiano anche quando è segnata dal dolore. 

Alcuni mi hanno validamente sostituito, e sono gratissimo a Mons. Mario Dalla Costa per lo straordinario impegno di carità cristiana e di gioia umana che ha saputo e sa comunicare attorno a sé. Per questo quando penso a voi e a lui, penso che tutto sommato, anche se avessi avuto tutto il tempo da darvi, vi avrei potuto dare un decimo di quello che don Mario vi ha dato e continua a darvi. Ringrazio i sacerdoti, non solo quelli che hanno concelebrato ma anche gli altri che nelle forme e nei modi più diversi non vi fanno mancare l’aiuto, affinché il cammino sia non dico facile ma umanamente possibile e cristianamente vero. 

Tutto questo lo poniamo sotto il manto della Vergine Maria, come ci dicevano le nostre nonne, con la certezza che, mettendo la vita sotto il suo manto, fiorirà in maniera inesorabile come è fiorita la sua e come fiorisce la vita di ogni cristiano che vive realmente di fede, di speranza e di carità. 

Così sia. 

 

 


Genitori in cammino - ultimo aggiornamento:  martedì 21 luglio 2015